Le misure di prevenzione e contenimento del contagio messe in atto nelle ultime settimane per fronteggiare l’emergenza corona virus hanno un risvolto della medaglia: il rischio dell’intensificarsi della violenza sulle donne. Un’emergenza nell’emergenza.
Se da una parte lo stare a casa ci mette in sicurezza dall’ eventuale contagio al Covid-19 dall’altra, per molte donne e figli delle stesse questo può rappresentare un ulteriore pericolo.
Su questo tema Cgil Cisl e Uil hanno inviato una nota unitaria alla Presidente della Commissione femminicidio del Senato in preparazione dell’emendamento di modifica al Dl n. 18/2020 (“Cura Italia”).
“Per le donne chiuse in casa con uomini violenti, ovviamente, ciò rappresenta un pericolo ulteriore con chiare difficoltà anche a poter chiedere aiuto rivolgendosi all’apposito numero telefonico istituzionale 1522. Senza dimenticare i figli, che a casa per la chiusura della scuola, si ritrovano vittime passive delle violenze stesse.” Si legge nella nota.
In questo periodo di permanenza obbligata a casa diminuiscono le chiamate ai centri antiviolenza, ma non le violenze stesse. A dichiararlo la Presidente del Telefono Rosa. Le chiamate vengono fatte solo nei rari momenti in cui una donna vittima di violenza si può trovare da sola, o fuori casa per fare la spesa.
Il numero da chiamare è il 1522 istituito dal Dipartimento per le Pari opportunità. Va inoltre ricordato che in questo periodo in cui le forze dell’ordine presidiano strade e territori anche chiedere direttamente aiuto a loro può essere una via di fuga.
È di pochi giorni fa la notizia che il procuratore della Repubblica di Trento ha stabilito che d’ora in avanti dovrà essere il violento ad abbandonare l’abitazione e non la donna con i minori. Le O.O.S.S. chiedono che tale iniziativa possa essere estesa a tutto il territorio nazionale soprattutto in un momento delicato come quello che stiamo vivendo. All’emergenza si sommano le problematiche di natura economica. Sarà importante introdurre misure di sostegno per aiutare ulteriormente le donne a fuoruscire dalla violenza. Misure che ovviamente devono essere circoscritte a questo periodo emergenziale.
A quanto finora detto si aggiunge anche il problema delle strutture che non possono accogliere donne in fuga, senza che prima non si siano sottoposte a un periodo di quarantena. Mancano i presidi di prevenzione al contagio, come mascherine o gel disinfettanti, e le strutture spesso non sono adatte a mantenere le dovute distanze tra le persone.
Siamo davanti ad un’epidemia parallela.