L’ipotesi della Deutsche Bank nasce da uno studio dei suoi analisti. Secondo il loro report, tassare lo Smart Working volontario, quindi non quello imposto come per esempio in questo periodo emergenziale, porterebbe delle risorse per finanziare sussidi a favore dei redditi bassi di coloro che non hanno la possibilità di lavorare da remoto, con lo smart working.
La tassazione dovrebbe essere del 5% sulle giornate scelte per il lavoro agile e porterebbe nelle casse statali 49 miliardi di dollari in Usa, 20 miliardi di euro in Germania e 7 miliardi di sterline in Gran Bretagna.
La proposta degli strateghi di Deutsche Bank è contenuta in un report titolato ‘Che cosa dobbiamo fare per ricostruire’, con riferimento all’era della pandemia da Covid-19.
“Le persone che possono lavorare da casa e disconnettersi da una società che richiede il contatto personale hanno guadagnato molti benefici durante la pandemia. Una tassa del 5% per ogni giorno di lavoro da casa non peggiorerebbe le condizioni del lavoratore medio rispetto a lavorare in ufficio”, si legge nel report.
Inoltre, secondo Deutsche Bank, gli “smart workers”, nelle giornate di lavoro da casa, risparmiano su spese di trasporto, di abiti, di pranzo e di cosmesi oltre che su quelle sociali in ufficio, contribuendo, quindi, in maniera minore all’economia collegata tradizionalmente in modo diretto ed indiretto alle attività di presenza.
Sempre secondo il report, i vantaggi del lavoro agile supererebbero di gran lunga i disagi come lo stress aggiuntivo al lavoro e dovuto al fatto di dovere condividere problematiche familiari in orario di lavoro.
Qualcosa di cui il report non parla sono i risparmi che le aziende ottengono dall’avere meno utenti collegati con i propri sistemi e nelle proprie postazioni come i costi di connessione, i costi di energia e di climatizzazione, di pulizia, etc.
Il sindacato non condivide questa visione.
Massimo Masi, Segretario Generale della Uilca, sostiene: “Apprendo con sgomento che lo smart working sarebbe un privilegio al punto che i lavoratori dovrebbero pagare per usufruirne. Lo sgomento diventa vera e propria rabbia quando ad avanzare una proposta del genere è addirittura una banca”
Prosegue Masi: “Voglio spiegare al gruppo Deutsche Bank che in Italia esiste lo Statuto dei Lavoratori ed esistono i sindacati, con cui vanno discusse e condivise eventuali nuove linee guida. Inoltre ricordo al gruppo che in Italia il lavoro da remoto non è una concessione della banca al personale ma un diritto dei bancari, espressamente disciplinato nel rinnovo del contratto nazionale del credito, siglato il 19 dicembre 2019, quando la crisi legata al Covid-19 ancora non esisteva”.
Nel nuovo contratto infatti è definito un articolo che disciplina il lavoro agile nel settore:
Continua Masi: “Oltre a inserire per tutto il settore linee guida comuni sullo smart working abbiamo ottenuto, primi in Italia e tra i primi in Europa, il diritto alla disconnessione, elemento fondamentale per garantire l’equilibrio tra vita lavorativa e vita personale”.
“Bene l’idea di pensare a quanti, a causa della pandemia, hanno subito e subiranno danni economici ma perché, mi chiedo, a essere penalizzati devono essere i bancari che, tra l’altro, in questi mesi di emergenza sanitaria e sociale hanno dato ampia prova di abnegazione e di responsabilità, senza mai tirarsi indietro e senza far mai mancare il proprio supporto alla comunità?”
Masi conclude: “Dovrebbero essere i manager di questa banca a tassarsi, non i lavoratori che percepiscono uno stipendio di 1.500/1.800 euro. Credevamo che la lotta di classe o le divisioni fra lavoratori fossero un retaggio culturale degli anni passati. Consigliamo alla Deutsche Bank invece del più bieco populismo di aiutare di più le pmi, le imprese artigiane, le partite Iva con erogazioni del credito piuttosto che creare pretesti e divisioni inutili e pericolose.”