Oltre 8 miliardi e mezzo (8.532 mln) di utile contabile in meno nel III trimestre per i principali 8 istituti bancari, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Lo evidenzia il Centro Studi Uilca “Orietta Guerra – Fondazione Elio Porino” in un’analisi dei dati pubblicati dalle banche per il terzo trimestre del 2020.
La performance del settore bancario, a livello di margine operativo, nonostante questo scenario è da considerarsi soddisfacente (-7,2%), seppure in maniera differenziata tra i vari istituti.
Massimo Masi, Segretario Generale della Uilca, commenta così: “Sono tempi straordinari e ci vogliono misure straordinarie per evitare il fallimento del sistema bancario, non solo in Italia ma in Europa. Meccanismi quali il ‘calendar provisioning’ sui crediti deteriorati, che in situazione di normalità poteva avere una logica, nello scenario attuale rischia di distruggere il tessuto economico dell’Europa originando ulteriore disoccupazione e instabilità politica, in un contesto sociale già molto teso.”
Sulla necessità di modificare la norma “Calendar Provisioning” si è espresso anche Antonio Patuelli presidente dell’ABI a margine dei lavori del Comitato Esecutivo: “Occorre rendere flessibili normative pensate e decise ben prima della pandemia. Innanzitutto deve essere riformato il ‘calendar provisioning’ – le nuove norme della Bce sulle coperture dei crediti deteriorati – che tende ad irrigidire l’erogazione del credito ed a scoraggiare i prestiti bancari a imprese e famiglie in una fase in cui le Istituzioni europee ed italiane incoraggiano, invece, nuove possibilità di finanziamenti per la resilienza e il rilancio dell’economia”.
Queste norme prevedono una copertura maggiore ed anticipata per i crediti deteriorati ed nella congiuntura attuale rischiano di fare sorgere necessità di ricapitalizzazione alle banche.
In Italia, secondo le previsioni della Commissione Europea, i lockdown primaverile, e quello attualmente in corso, porteranno a una contrazione del PIL, per il 2020, del 9,9% e in Europa del 7,4%.
Questo peggioramento colpirà soprattutto il comparto dei servizi legati alla mobilità e alla socialità delle persone, la cui limitazione sono al momento l’unico “vaccino” disponibile.
Oggi è difficile stimare completamente l’impatto che la pandemia avrà nel sistema bancario perché l’emergenza sanitaria legata al Covid-19 continua ed i provvedimenti volta per volta presi dalle istituzioni per contrastarne la diffusione fanno cambiare; le mutate abitudini di spesa e di investimento, prolungate nel tempo, potranno determinare non solo un cambiamento quantitativo degli agenti economici ma anche qualitativo, come dimostra ad esempio lo smart working che ridefinisce il mercato del lavoro, impattando sul settore dei trasporti, sulla ristorazione, sul vestiario e sulla cura della persona; cambia i luoghi di lavoro e le città, riducendo gli impatti ambientali ma anche creando chiusure di attività economiche e aumentando la disoccupazione.
Roberto Telatin, responsabile del Centro studi Orietta Guerra, Fondazione Elio Porino dichiara: “Dobbiamo rivedere molti dei meccanismi che ad oggi regolano il sistema bancario, non solo nella valutazione dei crediti ma anche nelle tutele e remunerazione degli azionisti e nel ruolo che possono svolgere gli aiuti di stato nel sostenere il sistema creditizio ed economico in Europa”. Ed ancora Telatin: “Il totale degli attivi del Monte dei Paschi di Siena è pari al 70% dei fondi che dovremmo ricevere con il recovery fund: mettere in sicurezza una banca serve anche a rilanciare un paese.”
Nei primi nove mesi del 2020 le maggiori banche italiane hanno ridotto i crediti deteriorati netti di 2,9 miliardi di euro.
Tuttavia preoccupano molto le 2,7 milioni di domande di moratoria sui prestiti concesse dal sistema bancario per circa 294 miliardi di euro che alla scadenza nei prossimi mesi, con un lockdown di cui non si conosce la durata, potrebbero trasformarsi, si spera non tutti, in NPL. La riduzione o l’azzeramento dei redditi per la chiusura di imprese ed esercizi commerciali, oltre al mancato rinnovo dei contratti di lavoro o al ritardo per la cassa integrazione, non disegnano scenari positivi per il settore del credito.