Quasi 7 miliardi di euro di utile in più dello stesso periodo dello scorso anno.
Questo soprattutto per i minori accantonamenti su crediti per circa 3 miliardi complessivi, diminuiti della metà rispetto al I semestre 2020.
Infatti, le prospettive di crescita economica generale, prevista intorno al 5%, hanno migliorato la valutazione del portafoglio dei crediti con risvolti positivi sui conti economici.
Le banche, in questo primo semestre, hanno aumentato gli impieghi e molti clienti hanno ancora bisogno di sostegno per la liquidità. Sono aumentati i ricavi del 7,7% e le commissioni del 14,6% con solo l’1,7% dei costi operativi.
“Il sistema del credito è riuscito a incrementare gli impieghi in una situazione di ripresa comunque incerta, in cui i consumi non sono ancora tornati ai livelli pre Covid e il settore turistico/leisure risente ancora delle problematiche legate alle modalità di accesso alle strutture e alla prosecuzione della campagna vaccinale”, commenta Roberto Telatin, responsabile del Centro studi Uilca Orietta Guerra.
Fulvio Furlan, segretario generale Uilca: “La solidità e la redditività del settore del credito, riconfermate dai dati del primo semestre 2021, rafforzano il ruolo centrale che dovrà avere per recepire in maniera produttiva e costruttiva le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e la necessità che si strutturi in modo organico rispetto a tale ottica nella consapevolezza che il Paese per progredire ha bisogno di coesione sociale, dialogo fra le istituzioni e attenzione ai più deboli”.
Aumentati anche gli NPL al netto di cessioni ed acquisizioni, diventati oramai una fonte molto redditizia di ricavi per gli operatori finanziari abilitati.
La normativa europea PSD2, che richiede una pulizia dei bilanci dai crediti deteriorati alle banche, facilita la concorrenza nei servizi finanziari favorendo l’inserimento di nuovi player non bancari che stanno approfittando di questo business molto redditizio.
Il conseguente snellimento dei costi conseguenti ai crediti non esigibili e gli introiti che la loro cessione comporta, stanno spingendo il modello di mercato verso un assottigliamento del numero degli operatori bancari che per dimensioni possono permettersi investimenti in tecnologia con assottigliamento della concorrenza a discapito della varietà e convenienza di offerta per la clientela.
La necessità di rafforzamento dei grandi gruppi bancari è indotta anche dall’eventualità tutt’altro che remota che competitors nuovi per brand e tipologia possano entrare nel mercato finanziario non dovendo sottostare ai controlli dei singoli stati ed alle norme europee sull’affidabilità economica.
“Quale società avremmo se piattaforme come Google, Apple, Amazon riuscissero, con il loro trade mark, a risultare più affidabili nell’offrire servizi finanziari rispetto a banche che sono sottoposte, ad esempio, agli stress test della European Banking Authority e alla regolamentazione degli Stati?”, commenta Roberto Telatin, responsabile del Centro studi Uilca.
“Per riequilibrare questa situazione e tutelare e valorizzare adeguatamente le lavoratrici e i lavoratori andrebbe considerata la necessità che le aziende che svolgono servizi finanziari o gestione degli Npl siano considerati a tutti gli effetti, anche contrattuali e di regolazione, soggetti bancari. Il settore bancario è vitale per il Paese e per l’Europa e deve continuare a trasmettere fiducia ai clienti, in un contesto di costante dimostrazione di eticità e trasparenza”, osserva ancora Fulvio Furlan.
“Il riassetto delle banche italiane deve quindi essere all’interno di un progetto complessivo, per favorire lo sviluppo dell’economica, con presenza sui territori, al servizio di famiglie e imprese, in coerenza con un mondo economico e produttivo molto diversificato come quello italiano. Soluzioni estemporanee e non lungimiranti rischiano di essere mere operazioni economiche che non servono alla crescita collettiva e a un’applicazione adeguata del Pnrr”