Il mercato del credito e delle finanze in Sicilia è in affanno.
Lo era prima e lo è ancor di più adesso, dopo la crisi che la pandemia ha aggravato: crediti a sofferenza, prestiti e mutui indicizzati con l’importo delle rate cresciuto in modo asfissiante per imprese e famiglie.
Bankitalia sta effettuando ulteriori stress test nelle banche, soprattutto piccole. Si teme e si vuole evitare un default di qualcuna di esse.
Ma se per i grossi Istituti il problema è stemperato, le piccole banche stanno vedendo crescere le sofferenze e sono immobilizzate nei crediti per via delle condizioni imposte dalla vigilanza.
Il grido di allarme è stato lanciato, da tempo, dalla Uilca in Sicilia ed il Segretario Generale Uilca Sicilia, Giuseppe Gargano, ha così commentato il quadro deprimente attuale: «Era chiaro già dal 2020 che le imprese avrebbero avuto difficoltà a restituire i crediti Covid, così come è chiarissima oggi la difficoltà di chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile e non riesce più a pagare. La ripresa deve essere accompagnata da idee, risorse, investimenti, ma anche dalla presenza di banche capaci di svolgere una funzione sociale. La funzione sociale delle banche, peraltro, non può essere slegata dallo stato in cui versa la comunità siciliana, una comunità devastata dai ritardi della politica e dall’assenza di una spinta propulsiva in cui la variabile tempo è determinante. Occorre velocità nelle iniziative di rilancio dell’economia insieme ad un modello di banca capace di interpretare e sostenere il territorio. Gli utili dichiarati dai principali nove istituti di credito italiani nelle trimestrali 2023, secondo il Centro Studi della Uilca nazionale “Orietta Guerra”, si attestano intorno ad un +182,30%. Le banche potrebbero certamente dedicare parte degli utili al rilancio dell’economia anche in Sicilia. Se solo lo volessero».
Rosario Mingoia, Segretario Responsabile Uilca del Gruppo UniCredit chiosa: «Con riferimento alle ispezioni atte a verificare la capacità degli istituti di credito a far fronte alle difficoltà che potrebbero emergere dalla crisi post-Covid, ribadisco che le banche italiane sono attrezzate per sopportare i crediti deteriorati derivanti da questa situazione. Certo l’aumento costante dei tassi deciso dalla Bce non aiuta. Soprattutto le famiglie vivono difficoltà correlate a questi aumenti che hanno determinato una spaventosa crescita delle rate dei mutui, questa sì che rappresenta una seria difficoltà. Lo strumento per combattere l’inflazione non può e non deve essere solo l’aumento dei tassi, perché fa innalzare la spesa delle famiglie e delle imprese e ciò non collima con la riduzione dell’inflazione. Non può essere l’unico strumento utilizzato».