Le banche in Sicilia c’erano ed alcune di loro erano importanti quantomeno nel panorama finanziario italiano.

Qui si racconta una breve storia della parabola che i maggiori Istituti di credito isolani hanno percorso, fino alla loro scomparsa, conseguenza di liquidazioni o acquisizioni da parte di aziende settentrionali che hanno impoverito l’economia Siciliana che già scontava un divario importante con il nord.

La complessità del sistema socio economico meridionale, la politica che ha sempre mietuto a mani basse consensi popolari e, quindi, voti alle elezioni politiche, rappresentando spesso male gli interessi dei siciliani nelle sedi istituzionali nazionali, sono alcuni dei motivi di questo comune malessere.

Le banche più importanti in Sicilia come il Banco di Sicilia e la Cassa Centrale di Risparmio Vittorio Emanuele per le Province Siciliane, nacquero nel XIX secolo e, come le altre sul territorio italiano, si preoccuparono di finanziare i piccoli artigiani o i piccoli imprenditori rurali e si occuparono di raccolta e deposito dei beni. Un’altra attività praticata era lo sconto cambiario.

Nel settentrione d’Italia si costituirono banche per investimenti industriali oltre che per la raccolta ed il deposito dei beni.

Al sud nacquero le casse sconto cambiali, i monti dei pegni e le casse rurali.

Gargano
Giuseppe Gargano – Segretario Generale Uilca Sicilia

Abbiamo posto alcune domande a Giuseppe Gargano, Segretario Generale della Uilca Sicilia.

Cosa pensa della scomparsa di alcuni istituti di credito siciliani?

“La globalizzazione, interpretata in modo selvaggio e indiscriminato, insieme alla logica del profitto che è lontana anni luce dalla logica dello sviluppo, allontana le banche dal territorio e dalle esigenze dei siciliani e rende difficile se non impossibile la sopravvivenza degli istituti di credito regionali.”

Cosa pensa della chiusura di tanti sportelli da parte di istituti di credito che hanno prima colonizzato l’isola ed ora si stanno ritirando?

“Le banche sono aziende, imprese ed i banchieri, in quanto imprenditori, non possono non tener conto della mancanza di opportunità e di reddito in una regione. Come dicevo, la logica del profitto governa le scelte dei banchieri.”

Secondo lei il processo è reversibile?

“Questo processo, ormai avviato da anni e in fase avanzata, è reversibile soltanto a condizione che si torni a parlare del ruolo sociale delle banche, concretizzandolo in interventi, convenzioni, atti veri di attenzione alla Sicilia.”

L’economia ha bisogno delle banche e le banche ci sono se c’è economia. Come si attiva questo volano? Che ricette darebbe ai governi nazionale e regionale per fare fermare/invertire questo trend?

“La politica regionale dovrebbe dedicare risorse vere al rilancio dell’economia regionale velocemente, partendo dalla sistemazione celere delle strade e delle infrastrutture. La Sicilia è tutta un cantiere di lavoro, ma la realizzazione delle opere non può durare in eterno, ed i ritardi oltre a causare disagi e disservizi fanno pensare alla inefficienza ed alla incapacità dei nostri rappresentanti istituzionali, quando non ad altro. Ripartendo le attività e l’economia le banche troveranno ancora attrattiva la Sicilia, non solo in termini di raccolta ma anche in termini di investimenti e di nuove opportunità. Dedicare attenzione alle risorse della Sicilia, l’artigianato, la pesca, l’agricoltura, il turismo, dando priorità all’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Non conosco altre ricette. Ritengo altre ricette altamente tossiche.”

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