In questo avvio del 2022 la pandemia ci costringe ancora a vivere ed a lavorare tra paure, attenzioni e restrizioni. Riteniamo utile una riflessione che tenga conto del contesto nell’ambito delle categorie che rappresentiamo, partendo dalle segnalazioni e dalle istanze dei lavoratori bancari, assicurativi ed esattoriali.
Intanto dobbiamo rivolgere un pensiero a tutti coloro che, travolti dalla pandemia, hanno perso la vita ed a chi ha perso il lavoro, ricordandoci che, nell’ambito delle nostre categorie, gli emolumenti vengono accreditati regolarmente il 27 di ogni mese.
Siamo consapevoli di essere fortunati ma la nostra fortuna non deve essere utilizzata come arma di ricatto da parte delle aziende e non deve sminuire il valore delle legittime rivendicazioni.
Ai lavoratori in “smart working emergenziale” che lamentano l’isolamento dal contesto lavorativo, la distanza dai superiori gerarchici e dai colleghi che è certamente una “perdita” in termini umani e professionali, il mancato accredito dei buoni pasto, l’utilizzo della linea internet personale ed il peso dei costi dell’energia elettrica e della climatizzazione oltre alla carenza di forniture di sedie ergonomiche e talvolta anche dei PC aziendali, fanno eco
i lavoratori che prestano servizio in presenza e particolarmente quelli della rete che non possono lavorare da casa dal momento che è loro preclusa questa possibilità e, dovendo recarsi ogni giorno in ufficio, continuano a sostenere il disagio per gli spostamenti ed i relativi costi esponendosi, soprattutto, costantemente al contagio da COVID-19 in ragione dei contatti diretti con la clientela e con gli altri colleghi.
In un momento così difficile per tutti, ci sembra opportuno valutare la situazione avendo una visione complessiva.
Le aziende bancarie vantano risultati economici significativi; tali risultati, è opportuno ricordarlo, scaturiscono, innanzitutto, dalla continuità dell’impegno dei lavoratori, ma derivano anche dai risparmi determinati dalla pandemia; ad esempio, dal risparmio dovuto al mancato pagamento dei buoni pasto per i lavoratori in “smart working”, alla diminuzione dei costi di manutenzione e pulizia dei locali ormai “disabitati”, all’inutilizzo di risorse di rete oltre che ai risparmi sui costi di energia per l’alimentazione di luci ed apparecchiature e per la climatizzazione. A questi si aggiungono i minori costi dovuti ad esodi e pensionamenti, uscite di lavoratori soltanto parzialmente compensate da assunzioni meno che mai in Sicilia.
Se le aziende, non solo tramite la rete di vendita ma anche grazie ai servizi telefonici ed on line, continuano a fare risultati noi di ciò prendiamo positivamente atto.
Riteniamo, però, che le aziende avrebbero il dovere di restituire ai lavoratori ciò che essi stanno pagando, tutti, chi sotto forma di perdite economiche, chi di rischi per la salute, chi a causa del diffuso disagio psicologico causato dalla pandemia.
Da qualunque prospettiva la si veda, ogni lavoratore ha valide ragioni e solide verità cui rischiano di contrapporsi altrettante valide ragioni e solide verità di altri lavoratori. Ma le guerre tra poveri non hanno mai fatto vincere i poveri.
L’unica verità incontrovertibile, che unisce tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, è che essi stanno pagando caro il prezzo della pandemia e che le aziende dovrebbero compensare il prezzo da essi pagato.
Una riflessione, dal nostro osservatorio che è la Sicilia, che offriamo a tutti ma particolarmente alle aziende.
Noi rivendichiamo con forza forme di integrazione della remunerazione che compensino i disagi descritti, che tengano conto dell’impegno lavorativo e sociale – straordinario per definizione in piena pandemia – di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori, che tengano conto dei rischi e dei costi sostenuti e degli sforzi e del disagio lavorativo e psicologico individuale e collettivo. I lavoratori meritano di più.
Il Segretario Generale UILCA Sicilia Giuseppe Gargano