Nel 2018, i 12 principali istituti di credito italiani hanno aumentato del 20,2% l’utile netto.
Il margine di interesse è tornato a crescere (+412 mln di €) grazie alla contrazione della spesa del personale (-766 mln €) e delle spese amministrative (- 748 mln €).
Ma la voce che, maggiormente, ha contribuito a questi risultati è quella relativa alle rettifiche sui crediti, diminuite di 6.387 mln €.
E’ quanto emerge da una pubblicazione del “Centro Studi Uilca Orietta Guerra” e relativa ai dati delle 12 principali banche italiane al 31/12/18.
Secondo questo studio, le variazioni degli utili netti conseguiti da queste aziende che impiegano il 70% dei lavoratori del settore, sono simili alle variazioni delle rettifiche su crediti con evidente legame tra la crescita economica a livello di sistema ed il mondo bancario e finanziario.
Roberto Telatin, responsabile del Centro Studi, descrive il sistema bancario nazionale pronto a rispondere alle sollecitazioni che gli enti di controllo nazionali e internazionali impongono.
Tuttavia non sarà possibile confidare soltanto nelle ristrutturazioni aziendali con riduzione dei costi gestionali ed amministrativi per raggiungere gli obiettivi di utile e per fornire dividendi agli azionisti; quantomeno è pericoloso.
“Preoccupa la recessione “tecnica” e l’aumento dello spread sui tioli di stato che porterà ad un aumento dei costi sui finanziamenti ed un probabile aumento dei crediti deteriorati.”
In questo scenario gli investimenti si ridurranno così come gli impegni delle banche.
“Come Centro Studi Orietta Guerra abbiamo sempre cercato di analizzare e studiare il sistema del credito quale parte integrante dell’economia nazionale e mondiale, consci che tutelare il risparmio e finanziare l’economia sia necessario per essere completamente all’interno della società e soprattutto fra le persone”
“Dobbiamo essere consapevoli che il sistema bancario odierno è ormai al crepuscolo, scalzato dalle innovazioni tecnologiche, dove è necessario investire molto capitale finanziario e umano per essere competitivi. Per questo i dati di bilancio che emergono dalla nostra analisi ci fanno riflettere sul sistema bancario del futuro che vorremmo disegnare.”
Roberto Telatin conclude: “Oggi le prime due banche del Paese originano l’84,3% dell’utile e il 68,6% dei ricavi dai dati della nostra ricerca e diventa importante capire se è nell’interesse dell’Italia avere poche grandi banche competitive in Europa e nel mondo oppure tante piccole banche. Questa scelta non è rinviabile, non solo per non perdere il treno dell’innovazione e la possibilità di ridefinire le norme che regolano la finanza del terzo millennio, ma perché l’immobilismo ci distruggerà non solo i treni del futuro ma anche le stazioni oggi presenti.”