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L’Italia che vola

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Nel golfo di Hauraki ad Aukland in Nuova Zelanda, è in corso la 36^ edizione dell’America’s Cup.

Nata nel 1851 in occasione della prima Esposizione Universale di Londra, fu una sfida lanciata dal Royal Yacth Squadron britannico al New York Yacht Club americano per vincere una coppa, appunto la coppa America chiamata anche coppa delle cento ghinee, per il suo costo iniziale, od anche “vecchia brocca” per la sua forma.

Questa competizione, la massima espressione agonistica nel mondo della vela sportiva, si è sempre distinta per le regole che la contraddistinguono e per le tecnologie utilizzate.

Il detentore della coppa emana il nuovo regolamento per la competizione successiva che si svolgerà dopo quattro anni circa. Dalla locazione della competizione al tipo di barche da utilizzare.

Quest’ultima regola fa si che, il detentore (defender), abbia un vantaggio sugli eventuali sfidanti (chellengers) poiché la proposta, in genere, è per una barca più moderna delle ultime usate e su cui il defender ha già avviato una progettazione.

A forza di innovare il mezzo da utilizzare, si è passati dalle barche monoscafo classiche di classe america’s cup (AC), sempre molto all’avanguardia tecnologicamente e di varie dimensioni; dai 12 metri AC dei tempi di Azzurra, passando per i catamarani con le ali, ovvero i foils, fino ad arrivare alle attuali AC75, barche monoscafo con foils regolabili cioè delle mini ali con degli spoiler come sulle ali degli aerei. E come sugli aerei servono a regolare il volo della barca.

Infatti, due bracci mobili, uno per lato della barca, azionati dai regatanti per essere immersi in acqua al momento giusto, con in cima un foil ed un foil alla base del timone fanno si che, utilizzando tutto per bene, lo scafo si sollevi sull’acqua e… voli.

L’Italia è rappresentata dalla barca “Luna Rossa” con la sfida lanciata tramite il Club “Circolo della Vela Sicilia”, che ha sede a Mondello – Palermo, da Patrizio Bertelli, CEO di PRADA, che fa anche da sponsor insieme a PIRELLI e PANERAI. C’è molto di italiano nel team, come uno dei due timonieri, Francesco (Checco) Bruni, di Palermo che, intervistato il giorno di S. Valentino, dopo la 4^ vittoria ha concluso dicendo: “Viva l’Italia e forza Palermo”.

Luna Rossa usufruisce della maestria di molti artigiani italiani di livello internazionale assoluto per la costruzione dello scafo, delle vele e delle attrezzature.

In questo momento sono in corso le finali tra gli sfidanti (la Prada’s Cup). Chi vincerà per prima sette regate tra Luna Rossa e Britannia INEOS Uk, potrà sfidare il defender, ovvero il Team New Zealand, padrone di casa e detentore della coppa. Al momento in cui scrivo, Luna Rossa è avanti di 4 regate a zero.

Queste regate si svolgono, due al giorno, in circa 25-30 minuti poiché…. Le barche volano.

Infatti, in funzione delle condizioni di mare e, soprattutto di vento, sono in grado di superare i 50 nodi di velocità, ovvero quasi 100 Km/h.

Diritto alla disconnessione. Chi lavora da casa ha più probabilità di farsi del male!

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Lo smart working emergenziale, introdotto a causa della pandemia di covid-19, ha coinvolto molti lavoratori che prima non lo adottavano ed è stato, generalmente, apprezzato da questi come si evince da un’indagine di Uilca Sicilia pubblicata sul nostro giornale.

Alla fine dell’emergenza sanitaria occorrerà apportare dei correttivi a questo schema anche se, probabilmente, non si tornerà allo schema tradizionale. Lo smart working, migliora la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro ma si porta dietro tante problematiche di tipo sociale, psicologico ed economico. Si riducono notevolmente le occasioni di incontro/confronto con i colleghi ma anche con gli amici, si rimane rinchiusi in una bolla operativa che riduce anche la percezione dei diritti a favore dei doveri. Si impoverisce l’economia di prossimità, non si utilizzano i mezzi di trasporto, non si frequentano né i bar né gli altri negozi che di solito si incontrano nel tragitto casa/lavoro.

E’ stata condotta un’indagine dall’ ILO (International Labour Organization), agenzia specializzata delle Nazioni Unite dedita alla promozione di giustizia sociale e diritti umani, insieme ad Eurofound, agenzia europea dedita al miglioramento delle condizioni di lavoro, che ha prodotto il report Working anytime, anywhere: The effects on the world of work .

Dal report emerge che l’aumento del lavoro agile a causa dell’emergenza covid-19 raddoppia la probabilità che i lavoratori da casa superino le 48 ore settimanali e riposino meno di 11 ore tra un giorno lavorativo ed il successivo.

Quasi il 30% degli smart worker dichiara di lavorare nel proprio tempo libero tutti i giorni o più volte alla settimana, a fronte del 5% dei lavoratori in sede.

Tutto questo è fonte di notevole stress ed ha un impatto negativo sulla salute, la sicurezza sul lavoro e sull’equilibrio tra attività professionale e vita privata.

Il 21 gennaio scorso il Parlamento Europeo ha emanato una risoluzione in cui raccomanda a tutti gli Stati membri il riconoscimento di questo diritto fondamentale, soprattutto per la tutela della salute mentale e fisica dei lavoratori che, con l’espansione del lavoro agile al tempo dell’emergenza Covid-19, si trova a lavorare di più che dalla sede ed è sottoposto a maggiore stress.

Il Parlamento Europeo sancisce il diritto alla disconnessione del lavoratore in smart working e fornisce delle linee guida sugli obblighi dei datori di lavoro che non dovrebbero imporre ai propri dipendenti di essere raggiungibili al di fuori dell’orario previsto e, al contempo, i lavoratori dovrebbero astenersi dal contattare i colleghi a scopi lavorativi al di fuori dell’orario di lavoro ordinario.

Viene indicata alle aziende la necessità di fornire una corretta informazione ai lavoratori in smart working, tempestivamente e per iscritto o in un formato digitale facilmente accessibile per gli interessati da cui si evinca la possibilità che hanno di invocare il diritto alla disconnessione e le modalità pratiche per scollegarsi dagli strumenti digitali a scopi lavorativi.

Abbiamo chiesto al Segretario Generale della Uilca Sicilia, Giuseppe Gargano, un commento su questa novità normativa:

Alla fine dei ragionamenti sullo smart working e sul diritto alla disconnessione, ciò che a mio avviso manca è la previsione di una sanzione per chi viola tale diritto. Se, come fonti autorevoli affermano, la iperconnessione, in violazione del diritto al riposo, mette a rischio la salute psicofisica delle lavoratrici e dei lavoratori allora potrebbe essere assimilata al reato di lesioni personali contemplato dall’art. 582 del codice penale.”

Continua Giuseppe Gargano:

“ Se non la reclusione, la previsione della rimozione immediata dal ruolo aziendale ricoperto ed una significativa pena pecuniaria a carico di chi vìola il diritto alla disconnessione, in termini di risarcimento della persona offesa, potrebbero essere un deterrente. In assenza di sanzioni sono convinto che difficilmente riusciremo a sradicare i comportamenti di chi ruba tempo, libertà personale, denaro e salute ai lavoratori. Questa è la mia riflessione e l’indicazione che propongo a tutti i miei interlocutori ad ogni livello.”

I Navigator scendono in piazza: a Palermo e Catania la mobilitazione regionale

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È prevista per la giornata di domani 9 Febbraio 2021 la prima mobilitazione nazionale dei Navigator. Saranno coinvolte le principali piazze italiane, a Roma l’incontro è previsto a piazza Montecitorio.

In Sicilia la manifestazione si terrà presso le prefetture di Palermo e di Catania alle ore 10.

Come si legge nel comunicato unitario delle federazioni e confederazioni regionali “Domani i navigator manifesteranno a Palermo e Catania, oltre che in altre città italiane, per chiedere la proroga del contratto in scadenza ad aprile.”

UilTemp, Nidil Cgil e Felsa Cisl Sicilia, insieme ai sindacati confederali Cgil Cisl e Uil Sicilia, spiegano che sarebbe “inopportuno interrompere il percorso lavorativo di queste persone. Il reddito di cittadinanza è stato prorogato ed un mancato rinnovo sarebbe un colpo al sistema dei centri per l’impiego”.

Le richieste che verranno portate in piazza domani vertono su tre punti fondamentali: valorizzazione delle professionalità, rafforzamento delle politiche attive del lavoro, continuità occupazionale.

E i sindacati continuano: “E’ necessario un diverso ruolo di gestione delle Politiche attive del lavoro, che vada oltre i confini del reddito di cittadinanza. Le risorse adesso sono disponibili, consistenti e non spese. Occorre, però, anche un soggetto pubblico che sia presente nella spesa e nell’attuazione dei fondi”.

I rispettivi segretari Andrea Gattuso con Alfio Mannino, Francesco Lo Re con Sebastiano Cappuccio e Danilo Borrelli con Claudio Barone spiegano: “L’esperienza dei navigator è fondamentale, dobbiamo recuperare queste professionalità finanziate ed espresse. Ricordiamo, inoltre, che hanno superato una selezione a cui si sono presentati in circa ventimila. È una realtà che va tenuta presente e che in questi ultimi due anni è stata in grado di stringere collaborazione con le imprese private”.

Le organizzazioni sindacali consegneranno domani un documento ai Prefetti di Palermo e Catania.

Sono circa 2.700 mila i navigator assunti nel 2019, in Sicilia 429. Sino ad oggi, secondo i dati dell’Anpal, l’agenzia che gestisce e ha contrattualizzato questo personale, in Italia ha trovato un posto di lavoro (a tempo determinato e indeterminato) il 25,7% dei beneficiari del reddito di cittadinanza. Tutte le regioni italiane hanno firmato una convenzione con Anpal fino al dicembre del 2022. “Un motivo in più – concludono i sindacati – per prorogare i contratti ai navigator e non lasciare le Amministrazioni nel caos per la gestione del reddito di cittadinanza”.

“I navigator non possono rimanere uno slogan. Il nostro sistema delle politiche attive va profondamente riformato e nel farlo vanno considerate le professionalità dei navigator. Non si possono lasciare a casa dopo 15 mesi lavoratrici e lavoratori specializzati e selezionati per un triennio senza una motivazione plausibile.” Ha dichiarato Lucia Grossi Segretaria Generale Uiltemp.

In foto Lucia Grossi Segretaria Generale UilTemp

La mobilitazione arriva in seguito al mancato confronto tra Governo e Organizzazioni sindacali, più volte richiesto da queste ultime. Come se questo non bastasse, per la giornata di oggi la ministra del lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo ha convocato una realtà associativa nata come una sorta di comitato spontaneo e non le organizzazioni firmatarie dell’Accordo quadro nazionale con Anpal Servizi, che disciplina i rapporti di collaborazione compresi quelli dei navigator.

Come si legge in un ulteriore comunicato unitario delle segreterie nazionali di Uiltemp, Nidil Cgil e Felsa Cisl “Riteniamo l’atteggiamento della ministra altamente offensivo della storia e della rappresentatività delle O.O.S.S. ed irrispettoso delle prerogative contrattuali delle stesse, nonché-e soprattutto- dei numerosi iscritti che hanno dato il loro mandato alle organizzazioni confederali maggiormente rappresentative”

 

ORCEL nuovo Ceo di Unicredit

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Fulvio Furlan, Segretario Generale Uilca, ha commentato positivamente la proposta del CDA di Unicredit di nominare Andrea Orcel quale Ceo di Unicredit: “Riteniamo che la scelta di un italiano, dal curriculum internazionale, come Andrea Orcel quale nuovo Ceo di Unicredit debba essere funzionale a consolidare la presenza del gruppo in Italia e il ruolo di banca pienamente inserita nel contesto economico e sociale del Paese, al servizio del territorio, delle famiglie e delle imprese, pur nel rispetto della dimensione europea raggiunta dall’istituto”.

Andrea ORCEL

Andrea Orcel, romano, nato nel 1963, è stato il primo DG della Cassa per il Mezzogiorno. Ha un nutrito curriculum nel mondo della finanza con tante esperienze con incarichi importanti in banche di affari internazionali.

Nel 1998 organizzò la fusione tra Credito Italiano e Unicredito Italiano che fece nascere l’allora prima banca italiana, che dopo alcuni anni diventerà Unicredit.

Conclude Furlan: “L’Italia deve avere un ruolo di primo piano all’interno delle strategie di Unicredit, soprattutto nel caso in cui la banca diventasse protagonista di ulteriori fusioni, sempre, speriamo, con una chiara visione industriale alla base”.

“Al nuovo Ceo il nostro benvenuto e i nostri auguri di buon lavoro e la raccomandazione di massimo impegno per la valorizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori e il rispetto degli accordi firmati in questi anni e recentemente per le ricadute dell’ultimo Piano d’Impresa, che già prevede misure di contenimento dei costi che non devono trovare ulteriori implementazioni. Importante in questo contesto quindi il mantenimento e lo sviluppo delle positive e costruttive relazioni sindacali che hanno finora caratterizzato il Gruppo Unicredit”.

Ancora Furlan, commentando il comunicato in questo senso del Presidente dell’Abi Antonio Patuelli, ha sottolineato la necessità che la BCE riveda i termini dei nuovi criteri da applicare alle posizioni in default:

“E’ urgente riconsiderare i termini di applicazione delle misure previste per la classificazione dei crediti deteriorati ed è necessario che l’Autorità Bancaria Europea prenda atto che la pandemia, che ha colpito l’Italia tra i primi paesi in Europa ormai un anno fa, non è ancora terminata e che valuti quindi il prolungamento delle misure di sostegno a imprese e famiglie”.

Conclude Furlan: “Auspichiamo anche noi che i grandi investimenti derivanti dal Recovery tengano in particolare considerazione il Sud Italia: è con questo spirito che a giugno dello scorso anno, ad esempio, abbiamo firmato l’accordo per la Banca Popolare di Bari, perché potesse essere l’occasione per dare vita a una grande banca del Mezzogiorno, in grado di fare da traino al territorio e di sostenere in maniera concreta le tante piccole imprese e le famiglie”.

Ricordiamo che la Uilca, nel settembre 2019, cioè quando ancora non era esplosa la crisi legata alla pandemia di Covid-19, aveva organizzato a Palermo, il convegno “+ Sud” per trattare con vari attori dell’economia, politici, banchieri ed analisti, questo problema la cui soluzione è diventata molto più urgente.

Sicilia di nuovo in Zona Rossa con ulteriori restrizioni

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È entrata in vigore dalla mezzanotte di oggi la Zona Rossa “Intensificata” per la Sicilia.

In seguito all’ultimo dpcm del 14 gennaio che ha visto nuovamente il ritorno della colorazione e del conseguente diverso grado di rischio per alcune regioni, la Sicilia, insieme a Lombardia e provincia autonoma dell’Alto Adige è tornata ad essere zona rossa.

Il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, ha aumentato le restrizioni già previste a livello nazionale.

in foto Nello Musumeci

Quindi cosa sarà possibile fare da oggi fino al 31 gennaio?

Entra in vigore il divieto di entrata e di uscita dal territorio regionale, divieto di accesso e allontanamento dal proprio comune, salvo che per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute.

Divieto di circolare, a piedi o con qualsiasi mezzo pubblico e privato, all’interno del territorio comunale, ad eccezione di comprovate esigenze di lavoro, per l’acquisto di generi alimentari e beni di prima necessità, per ragioni di natura sanitaria.
Diversamente da quanto previsto dal Dpcm, sono vietati anche gli spostamenti, una volta al giorno, verso una sola abitazione privata nei limiti di due persone per fare visita ad amici e parenti.

Vengono mantenuti i controlli per i passeggeri in arrivo nell’Isola (registrazione obbligatoria sul sito www.siciliacoronavirus.it e tampone rapido presso gli aeroporti).

Continua la didattica a distanza per tutte le classi scolastiche e le Università, ad eccezione della scuola dell’infanzia, la primaria e il primo anno della scuola secondaria di primo grado.

Restano sospese tutte le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per la vendita di generi alimentari e di prima necessità. Aperte lavanderie, barbieri e parrucchieri, edicole, tabaccai, farmacie e parafarmacie.

Ulteriori restrizioni riguarderanno il mondo dei bar e ristorazione, mentre per quest’ultima rimane invariata la possibilità di effettuare consegne a domicilio o servizio di asporto fino alle 22, per i bar non sarà più possibile effettuare asporto oltre le 18 se non per i cibi. Questo probabilmente dopo le numerose segnalazioni di assembramenti nei pressi degli esercizi commerciali durante l’ora dell’aperitivo.

Rimangono garantiti i servizi bancari, assicurativi, Caf e patronato.

http://www.governo.it/it/articolo/coronavirus-il-presidente-conte-firma-il-dpcm-del-14-gennaio-2021/16065

http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_IlPresidente/PIR_Archivio/PIR_2021/PIR_ordinanzadiMusumecizonarossa

 

Senato: stop molestie alle donne nei luoghi di lavoro. Intervista a Bianca Cuciniello (Uil)

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Il 13 gennaio è stata approvata all’unanimità al Senato della Repubblica la ratifica della Convenzione OIL n.190 sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro. Questo completa l’iter legislativo iniziato con l’approvazione alla Camera dei deputati lo scorso settembre.

L’Italia è tra i primi Paesi al mondo a ratificarla.

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha posto difatti l’accento su una questione di fondamentale importanza e cioè il riconoscimento che la violenza e le molestie nel mondo del lavoro possono “costituire una violazione o un abuso dei diritti umani”.

Abbiamo intervistato Bianca Cuciniello Componente Commissione normativa Conferenza   Internazionale del lavoro per Cgil Cisl e Uil  che ha partecipato in rappresentanza delle organizzazioni sindacali italiane ai lavori di Ginevra “E’ stato un grande onore per me partecipare, in rappresentanza di CGIL CISL e UIL, ai lavori della Commissione OIL per la redazione di uno Strumento normativo per il contrasto della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro.

La Conferenza internazionale del Lavoro tenutasi a Ginevra nel 2018 e nel 2019 ha visto la partecipazione di circa 700 persone, tra rappresentanti dei governi, dei datori di lavoro e delle rappresentanze sindacali. Alla fine dei lavori è stato negoziato il testo finale della Convenzione n. 190 e della Raccomandazione n.206 in inglese, francese e spagnolo.

In foto a sinistra Bianca Cuciniello

“La Commissione ha portato avanti un compito molto delicato- continua Bianca Cuciniello– la discussione che si è sviluppata nell’arco di due anni, è stata avviata in coincidenza con la campagna #meToo intrapresa sui social, in cui le donne lavoratrici hanno parlato dei loro casi. Per questo era importante adottare una Convenzione accompagnata da una Raccomandazione per affrontare queste situazioni. La Convenzione n. 190 rappresenta un importante strumento nell’azione di contrasto alle violenze e alle molestie commesse nel mondo del lavoro, con l’ambizioso obiettivo di proteggere tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici a livello globale, a prescindere dal loro status contrattuale. La Convenzione fornisce, innanzitutto, una definizione piuttosto ampia, che include non solo l’abuso fisico, ma anche quello verbale, oltre a fenomeni di violenza e molestia, anche di genere, intesi come comportamenti e pratiche che provochino, mirino a provocare o siano suscettibili di provocare danni fisici, psicologici, sessuali o economici. Di particolare delicatezza è risultata essere la discussione, riguardante i principi e i diritti fondamentali, e la protezione sul lavoro. L’articolo oggetto di acceso dibattito, fa riferimento alla responsabilità degli Stati nell’adottare norme e politiche volte ad assicurare il diritto di eguaglianza e non discriminazione per tutti i lavoratori, incluse le donne lavoratrici, così come i lavoratori appartenenti ad uno o più gruppi sproporzionatamente vittime di violenza e molestie, inclusi in un elenco (non esaustivo) di cui facevano parte: lavoratori giovani e anziani; donne in stato di gravidanza  e in maternità e lavoratori con responsabilità familiari; lavoratori affetti da HIV; lavoratori migranti; lavoratori di origine tribale o indigena; lavoratori membri di minoranze etniche o religiose; lavoratori appartenenti a caste; lavoratori appartenenti alla categoria LGBTI. In particolare, rispetto a quest’ultima categoria, il Gruppo africano ha proposto di emendare il paragrafo, eliminando la lista e parlando più genericamente di “altri gruppi vulnerabili”. Al termine della discussione è stata approvata la mozione volta alla eliminazione della lista, anche a seguito dell’uscita in blocco dei 48 rappresentanti dei governi africani alle 10 di sera, e l’articolo è stato riformulato facendo un più generico riferimento ai “gruppi vulnerabili”, in modo da garantire la ratifica da parte dei Paesi che hanno comunicato di avere difficoltà ad includere determinati gruppi.”

Proprio quest’ultimo aspetto sottolinea la grande importanza di uno strumento internazionalmente riconosciuto, soprattutto in quei Paesi dove i diritti dell’uomo sono quotidianamente messi in discussione.

“E’ stato ratificato uno strumento che non solo migliora il quadro normativo italiano, le disposizioni della Convenzione dovranno essere applicate mediante legislazione nazionale e mediante contratti collettivi, anche estendendo le misure esistenti in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro, ma che è realmente utile per intervenire laddove avvengono,  nei Paesi aderenti alla Convenzione, episodi di discriminazione, con denunce all’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), fino ad arrivare, in casi di crimini contro l’umanità, alla Corte internazionale di giustizia. Soprattutto nei  Paesi in cui non ci sono tribunali, leggi e sindacati, dove le donne subiscono discriminazioni di ogni genere o dove la vita di un bambino non vale nulla quando viene costretto a scavare nel fango in miniere o a raccogliere rifiuti tecnologici in enormi discariche.” Conclude la Cuciniello

Uno studio Istat sul tema, datato 2016, ha messo in evidenza dei dati allarmanti.

Un milione e 404 mila donne nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Rappresentano l’8,9% per cento delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione. Un milione 173 mila (il 7,5%) le donne, che nel corso della loro vita lavorativa, sono state sottoposte ad un ricatto sessuale. Secondo la rilevazione il 32,4% di questi ricatti viene ripetuto quotidianamente, il 17,4% all’incirca una volta a settimana, il 29,4% qualche volta al mese e il 19,2% più raramente. Il dato più allarmante che emerge da questa indagine è che nel 80,9% dei casi le vittime di molestie non ne parlano con nessuno e solo lo 0.7% denuncia le violenze subite alle forze dell’ordine. 

L’indagine Istat, evidenza inoltre che i ricatti subiti in ambito lavorativo hanno delle pesanti conseguenze, infatti il 33,8% delle donne ha cambiato volontariamente lavoro o ha rinunciato alla carriera, mentre il 10,9% è stata licenziata, messa in cassa integrazione o non è stata assunta.

In foto Anna Rossomando vicepresidente del Senato

“Con questa norma l’Italia si pone in prima fila nel contrasto di questi fenomeni. Nel nostro paese il 9% delle donne, oltre 1 milione 400 mila, ha subito molestie sul lavoro. Oltre 1 milione di donne ha subito ricatti sessuali durante la propria carriera per l’assunzione o il mantenimento del posto di lavoro. In questo quadro l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha approvato la convenzione che estende la definizione di reati come violenza e molestia anche a stalking e mobbing e assimila anche le comunicazioni per via telematica, ad esempio chat ed e-mail, a luogo di lavoro, estendendo anche a questi ambiti la punibilità. Oggi è necessaria una globalizzazione dei diritti contro lo sfruttamento delle persone e la ratifica della convenzione Oil ci fa fare un netto passo avanti. Investire sulla qualità del lavoro significa andare avanti con un impegno convinto e fermo a legiferare su questi temi ed attuare in pieno la Costituzione.” Ha dichiarato Anna Rossomando vicepresidente del Senato durante la seduta di ratifica.

Tutte le novità del nuovo anno

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Come previsto dall’accordo di rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro siglato il 19 dicembre 2019 tra organizzazioni sindacali ed Abi, le giornate di ex-festività soppresse, ovvero dei giorni relativi alle festività che non sono più tali per disposizione di legge e che danno diritto a giorni di permesso retribuito sono:

  • Venerdì 19 marzo (San Giuseppe)
  • Giovedì 13 maggio (Ascensione)
  • Giovedì 3 giugno (Corpus Domini)
  • Martedì 29 giugno (SS Apostoli Pietro e Paolo) festivo a Roma, quindi da non considerare per le persone che lavorano nella capitale
  • Giovedì 4 novembre (Unità Nazionale)

I dipendenti delle aziende di credito, delle assicurazioni e della riscossione, potranno usufruire di un’ulteriore giornata di permesso retribuito in quanto la festività del 25 aprile (Anniversario della Liberazione d’Italia) cade di domenica.

Per i dipendenti che hanno il grado di quadro direttivo, occorre considerare una giornata in meno poiché il CCNL per loro prevede la cessione di una giornata di permesso ex-festività a favore del Fondo per l’Occupazione giovanile.

Da gennaio 2021 scatta il nuovo aumento contrattuale per i bancari, cfr.tabella. Per il prossimo bisognerà attendere dicembre 2022.

Ed ancora, per i lavoratori tesserati Uilca, in omaggio una polizza per la copertura RC denominata “RC Capofamiglia” che copre dai rischi derivanti dalle attività extra lavorative.

Matrimonio tra BCC sulle Madonie

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I CDA delle BCC di San Giuseppe delle Madonie con sede a Petralia Sottana e della Banca Mutuo Soccorso di Ganci con sede, appunto, a Ganci hanno deliberato di volersi “sposare”.

Due realtà con una buona solidità patrimoniale visto il Tier 1 al 30 giugno 2020 aggregato quasi al 25% che non hanno sovrapposizioni territoriali né di specificità di clientela.

Il dato patrimoniale positivo non è l’unico indicatore di buona salute delle due realtà. Ad unione finalizzata potranno contare su 16 sportelli con 55 dipendenti con un’età media di 45 anni,

La massa intermediata totale è di 450 milioni di euro al 30 giugno 2020 mentre il patrimonio stimato sarà di circa 46 milioni di euro.

Le due aziende fanno parte del Gruppo Iccrea e costituiranno un polo del credito cooperativo nelle Madonie tenendo fermi, come deliberato dai due CDA, i principi statutari ispirati a mutualità ed a coesione sociale.

Il piano approvato dai Consigli di Amministrazione dovrà essere approvato dalla capogruppo Iccrea e dalla vigilanza ed essere presentato alle assemblee dei soci per spiegare le opportunità che questa operazione rappresenta.

Come dichiarato dai Presidenti Leonardo Gennaro di Banca San Giuseppe delle Madonie e Antonio Farinella di Banca Mutuo Soccorso Ganci: “Un’unica banca solida, efficiente, ben strutturata e competitiva che ci darà l’opportunità di incrementare le quote di mercato, soprattutto nei confronti delle imprese, delle famiglie e degli operatori economici, calibrando in modo organico le specificità di ciascuna banca, che appaiono ben integrarsi per tipologie di clientela servita. Ottimi i presupposti anche sotto il profilo della valorizzazione delle risorse umane per entrambi gli istituti, 55 unità, per un’età media dei collaboratori dipendenti inferiore a 45 anni. Le accresciute dimensioni della rete commerciale consentiranno di raggiungere economie di scala, permettendo il potenziamento di alcune unità di controllo e di produzione”.

Raggiunto Pippo Vento, del Coordinamento Uilca BCC in Sicilia, ci ha detto:

Questa operazione nasce con buoni intenti da parte delle due aziende e sotto buoni auspici. Come Coordinamento BCC Uilca Sicilia vigileremo sulle ricadute sul personale per evitare problemi di mobilità e di eventuali contrazioni sulla retribuzione con ricorso all’art. 22 del Contratto Nazionale.”

Lo stato del credito in Sicilia

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Sono stati pubblicati dall’Assessorato all’Economia della Regione Siciliana i dati dell’Osservatorio Regionale sul Credito e utilizzo del Fondo di Garanzia Nazionale per gli anni 2020-2021.

La Sicilia nel quadriennio 2017-2020 ha perso 274 sportelli, con l’abbondono da parte degli istituti di credito prevalentemente dei piccoli centri.

Contrazione sportelli bancari in Sicilia 2017-2020

Da anni la Uilca Sicilia denuncia la desertificazione bancaria del territorio siciliano da parte dei grandi gruppi bancari, dato questo che emerge maggiormente in tutta la sua gravità in un periodo storico dove la presenza delle banche fornisce l’accesso agli aiuti di Stato.

La pandemia in atto e la conseguente crisi economica hanno portato il Governo italiano, infatti, a ricorrere ad una serie di aiuti a famiglie ed imprese contenuti nel cosiddetto decreto “Cura Italia”.

L’Osservatorio riporta i dati della Sicilia per il periodo marzo/dicembre 2020: 71.428 operazioni con il fondo di garanzia per complessivi finanziamenti pari a 3,5 miliardi. Il valore medio delle operazioni concesse tramite la garanzia del fondo si attesta intorno ai 49.000 euro. Dati questi non sufficienti a consentire il rilancio di un’economia già fortemente in difficoltà.

I numeri dei finanziamenti con accesso al fondo di garanzia statale

Il dato sui depositi in Sicilia segue il trend nazionale di aumento del risparmio in questa fase di crisi. In Italia nel periodo di riferimento giugno 2019 – giugno 2020 l’incremento è stato del 5% “La tendenza in espansione dei depositi, in corso nel 2019 ed accentuatasi nel primo semestre 2020, riflette la contrazione dei consumi e l’esigenza di accumulazione di liquidità da parte delle imprese, innescata dal diffondersi della pandemia.” si legge nello studio. I depositi in Sicilia hanno registrato un +7% ma un’incidenza percentuale delle sofferenze sugli impieghi più elevata della media italiana, con un valore del 6,5 % rispetto al 4% nazionale.

Si registra un decremento degli impieghi vivi nelle aziende in Sicilia e un aumento a livello nazionale, segno che la pandemia ha segnato un diverso comportamento del sistema bancario tra nord e sud del Paese.

In banca di nuovo su appuntamento ed assemblee sindacali a distanza.

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Nello scorso mese di dicembre sono stati siglati dalle OO.SS. delle categorie del Credito, delle Assicurazioni e delle Riscossioni insieme ad Abi, due protocolli che regolano le attività delle aziende ed i diritti del personale in questo periodo in cui assistiamo al perdurare dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

I servizi che erogano le banche, le assicurazioni e gli enti di riscossione sono stati valutati come essenziali in quanto forniscono supporto ai cittadini ed alle imprese a maggior ragione in un periodo come questo di crisi. Per questo motivo, nel protocollo condiviso tra Abi ed Organizzazioni Sindacali, sono stati ribaditi alcuni concetti.

L’adozione dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) come mascherine, plexiglass, disinfettanti, distanziamento tra le postazioni operative di lavoro e quant’altro utile per prevenire, contrastare e contenere la diffusione del Covid-19, è stata confermata.

Nelle zone che saranno rosse nel periodo di validità del DPCM 03/122020, si potrà andare in banca solo su appuntamento. Per estendere questa modalità anche in zone gialle e/o arancioni, occorrerà un accordo tra Aziende e strutture aziendali del Sindacato.

Sono state sospese/limitate le missioni del personale da e per le zone di tutti e tre i colori ed all’interno delle stesse.

Le Organizzazioni Sindacali di categoria hanno chiesto, inoltre, di potere ripristinare il diritto alle assemblee sindacali che, per motivi legati ai divieti di assembramento ma anche per l’adozione massiva del lavoro da remoto, erano state sospese.

Le parti hanno concordato che potranno essere effettuate le assemblee sindacali da remoto con l’utilizzo di tecnologia fornita dalle aziende. Questo significa che si potranno riunire oltre ai lavoratori presenti nei luoghi di produzione aziendale anche quelli che sono in smart working.

A questo proposito, in Sicilia, il coordinamento Uilca in Creval per primo ha organizzato degli incontri ed un’assemblea del personale con l’utilizzo di una piattaforma messa a disposizione dalla Segreteria Regionale Uilca Sicilia, quindi senza necessità di strumenti aziendali.

Uilca Sicilia News