Prima sembrava un pensiero malsano per molti; adesso è diventata una necessità per Z generation e millennials.
Yolo generation, ovvero si vive una sola volta. Il benessere personale al primo posto delle proprie priorità.
Complici la pandemia con relativo lockdown, smart working, video riunioni e contatti solo da remoto, paura per il futuro, visto quanto successo nell’era covid-19, sempre più giovani valutano la possibilità di mettersi in proprio. Le attività più gettonate sono quelle legate a Digitale come influencer o content creator, e-commerce e sanità. C’è tra questi chi si accontenta anche di lavoretti minori pur di lavorare per se stessi e, soprattutto, senza dover rendere conto a nessuno di orari e produttività, sfruttando i propri skill professionali o soltanto una propria passione ed investendo i risparmi accumulati in tanti mesi di smart working emergenziale per investire in un sogno.
E’ un grosso cambio culturale forzato dalle condizioni con cui le nuove generazioni di lavoratori sono costrette a confrontarsi: minori gratificazioni, pochi avanzamenti di carriera, retribuzioni inadeguate ed assenza di flessibilità.
Secondo Microsoft, su 30.000 lavoratori in 31 Paesi intervistati, il 40% ha deciso di cambiare lavoro nel 2021 e dare una svolta alla propria vita; il 70% preferisce un lavoro flessibile e, tra le priorità nella scelta di un’occupazione, emerge il benessere personale sopra ogni altra cosa.
Un nuovo trend che nell’ultimo anno ha visto trasformarsi rapidamente il modo in cui si lavora.
In Italia, secondo i dati riportati dal Sole 24 Ore, la percentuale è del 33%, ma tra i giovani uno su due sta valutando di cambiare professione. Nel mondo bancario, molte dimissioni tra i nuovi assunti, a dimostrazione che la mancanza di prospettiva non alletta più di tanto se consideriamo che, per entrare in banca, occorrono delle lauree specifiche.
Secondo Randstad, società multinazionale di ricerca selezione e formazione risorse umane, il 56% degli intervistati, appartenente alla Gen Z (18-24 anni) o Millennials (25-35 anni), si dice pronto a lasciare il lavoro qualora questo gli impedisse di «godersi la vita», contro il 38% degli intervistati tra i 55-67 anni.
La YOLO Generation genera il fenomeno della Great Resignation, la fuga dal posto fisso.
Ma, mantenendosi fedeli alla nuova piramide di Maslow, in molti attuano il Quiet Quitting: fare il meno possibile e rimanere al lavoro il tempo indispensabile.
Questi fenomeni stanno inducendo molte aziende a concedere più flessibilità oraria ai propri dipendenti, oltre a concedere più ferie e permessi giusto per contrastare questa emorragia.
Abbiamo chiesto a Giuseppe Gargano, Segretario Generale Uilca Sicilia, se il fenomeno riguarda anche il mondo del credito: “Il settore bancario, purtroppo, è anch’esso interessato da tali fenomeni. Anche in Sicilia dove, com’è noto, lamentiamo la carenza di lavoro, con un tasso di disoccupazione giovanile del 40%, superiore alla media nazionale che è del 26,8% ed a quella europea del 13% (dati fine 2021 Eurostat), assistiamo ad una fuga dei nostri giovani verso altre terre per trovare un lavoro dignitoso; nonostante tutto, tanti giovani preferiscono lasciare il ‘lavoro sicuro’ in banca mettendo al primo posto la libertà e la realizzazione personale. È un approccio che chi ha più di cinquant’anni fatica a comprendere, ma è ormai un fatto di cui dobbiamo prendere atto. Le Banche dovrebbero attrezzarsi, per rendere più interessante il lavoro dei giovani nel settore. Il rischio fortissimo è di non riuscire a formare nuovi bancari dotandoli di adeguate competenze, considerata l’uscita dal sistema produttivo, per esodo o pensionamento, di molti lavoratori esperti, con un conseguente e significativo impoverimento delle professionalità nel mondo del credito.”